Nella provincia dell’Ituri, dove la natura, immensa e selvaggia, resa ancora vivida dalla stagione delle piogge appena conclusa, sembra sussurrare una connessione con tutto il creato, le Madri Canossiane della Repubblica Democratica del Congo si sono riunite nella cittadina di Ariwara per ringraziare il Signore in occasione di due anniversari profondamente legati: il 25º della canonizzazione di Santa Giuseppina Bakhita, proclamata “Santa” da Papa Giovanni Paolo II nel 2000 e i 25 anni dell’ospedale di Ariwara, dono prezioso del Consiglio Generale dell’Istituto delle Canossiane in quello stesso anno giubilare. Un evento che è diventato occasione di memoria, ma anche di testimonianza e rinnovata speranza.
La celebrazione ha avuto il sapore dell’Africa più autentica: colori, danze, canti e volti provati da vite difficili, ma illuminati dalla fede. Le Sorelle hanno ricordato l’immenso valore di un luogo di cura come l’ospedale, in una regione che ancora oggi lotta per garantire il diritto alla salute. Hanno affidato alla protezione di Santa Bakhita, patrona della libertà e della dignità umana, i piccoli, i poveri e tutti coloro che soffrono.
Santa Bakhita: da schiava a santa, simbolo di libertà
Giuseppina Bakhita, nata in Sudan nel 1869, fu rapita da bambina e venduta più volte come schiava. Dopo anni di atroci sofferenze, arrivò in Italia con il console Legnani e poi passò dai signori Michieli come aiuto casalingo e bambinaia. Attraverso Illuminato Checchini viene a conoscere il Signore Gesù e dopo la libertà civile (29 novembre 1889) è libera di diventare cristiana a Venezia ricevendo il Battesimo, la Cresima e la Comunione (9 gennaio 1890). Divenne Canossiana, vivendo la sua vocazione con umiltà e profonda carità, fino alla morte nel 1947. Canonizzata nel 2000, è oggi uno dei volti più amati dell’Africa cristiana: il suo esempio parla a tutti coloro che ancora subiscono ingiustizie, povertà e violenze, specialmente le donne.
In Congo, dove la sua figura è particolarmente venerata, Santa Bakhita è modello di resilienza e di fede, ispirando molte giovani vocazioni religiose e opere di misericordia, come appunto l’ospedale di Ariwara, che porta avanti il suo spirito di guarigione e di liberazione.
Repubblica Democratica del Congo: una terra di contrasti
La Repubblica Democratica del Congo (RDC), cuore pulsante dell’Africa centrale, è un Paese vastissimo – il secondo più grande del continente – ricco di foreste equatoriali, fiumi imponenti come il Congo, laghi spettacolari e immense risorse naturali. Nonostante la sua straordinaria bellezza e abbondanza, la RDC è segnata da decenni di conflitti armati, instabilità politica e gravi disuguaglianze sociali. Le tensioni tra gruppi etnici, gli interessi economici stranieri e la debolezza delle istituzioni hanno lasciato profonde ferite.
Dal punto di vista sociale, molte zone, soprattutto rurali come Ariwara, faticano ad avere accesso a servizi essenziali come istruzione e sanità. In questo contesto, la presenza delle congregazioni religiose come le Figlie della Carità Canossiane è spesso determinante: le missioni, gli ospedali e le scuole cattoliche sono veri baluardi di speranza e sviluppo.
Una fede forte in mezzo alle sfide
La popolazione congolese, nonostante tutto, è portatrice di una fede vibrante. Circa il 50% degli abitanti si dichiara cattolico, e la Chiesa locale è molto attiva nel campo educativo, sanitario e nella promozione della giustizia. Le vocazioni sono numerose e le celebrazioni liturgiche intense e partecipate. Le Canossiane, presenti in varie regioni del Paese, operano in contesti difficili, ma ricchi di umanità e di desiderio di riscatto.
Un grazie lungo 25 anni
L’ospedale di Ariwara, sorto nel 2000 come segno tangibile del Giubileo, continua oggi ad accogliere centinaia di pazienti ogni mese, offrendo cure di base, maternità, e un punto di riferimento per interi villaggi. Le Madri Canossiane, insieme al personale locale, portano avanti una missione silenziosa ma instancabile, animata dalla carità di Cristo e dal carisma di Maddalena di Canossa.
La festa per il 25º anniversario è stata dunque molto più di una ricorrenza: è stata una dichiarazione di fiducia, un “sì” rinnovato alla vocazione missionaria, e un tributo alla Santa africana che, da schiava, è diventata Madre di tanti.
In un Paese dove le foreste pluviali raccontano e trasudano umidità e mistero, mentre il Fiume Congo serpeggia portando con sé storie e racconti, in un paese che ancora cerca la sua piena libertà, la voce di Bakhita si fonde ai suoni di una natura che incanta e inquieta e risuona come un invito a credere nella dignità di ogni essere umano.