È difficile sovrastimare l’impatto con cui l’epidemia da Sars-CoV-2, più comunemente nota come “Coronavirus”, si è imbattuta sulle nostre vite personali, ma più ancora sulla nostra società. Un mondo sempre più vorticosamente connesso si è trovato – a causa delle misure di distanziamento fisico imposte in tutti i Paesi, nel tentativo di contenere la diffusione del contagio – a dover rallentare bruscamente.
Ci siamo riscoperti molto fragili: noi e le nostre strutture sociali, abitudini, pianificazioni. Ma ci stiamo anche riscoprendo tutti uguali, perché la pandemia non fa distinzioni di benessere, nazionalità, cultura. Nell’estrema sofferenza di quest’ora, emerge quanto mai il nostro essere umani, tutti: fratelli e sorelle. Chiamati radicalmente a prenderci cura l’uno dell’altro.
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