Donne Sante

Il valore della memoria ci mantiene in contatto con esperienze e Sorelle che ci hanno preceduto, arricchendo di esempi e miracoli le diverse tappe del nostro cammino d’Istituto: testimonianze di autentica e genuina santità.

L’Ufficio Canossiano della Postulazione si impegna a valorizzare i profili delle nostre Consorelle e rendere la loro testimonianza patrimonio non solo per l’Istituto, ma per la Chiesa e il mondo intero. Per informazioni scrivici a: postulazione@canossian.org

“Soprattutto fate conoscere Gesù”

Maddalena di Canossa

Maddalena Gabriella dei Marchesi di Canossa, nasce a Verona il 1 marzo 1774. Il prestigio dei Canossa in quel tempo non è così significativo come invece nel Medioevo, quando era strettamente legato alla fama della “grande Contessa Matilde”. Tuttavia sarà proprio Maddalena, “la Marchesa dei Poveri”, a far fiorire con la sua santità il ramo veronese dei Canossa.

La sofferenza è fedele compagna durante tutto il suo percorso terreno: la morte del padre, l’abbandono della madre, la malattia, le incomprensioni su vari fronti…

Il Signore la conduce però verso sentieri imprevedibili che Maddalena cerca, faticosamente, di comprendere.

Quando a quindici anni uscì dal tunnel di una malattia mortale, Maddalena avverte più forte e dolce la spinta dello Spirito a percorrere una via nuova, quella dell’amore: lasciarsi amare da Gesù, il Crocifisso, appartenere a Lui solo, per essere disponibile totalmente ai fratelli afflitti da varie povertà.

 

La sua vita a Palazzo Canossa

Circostanze particolari, dovute ad avvenimenti dolorosi ed alle tragiche situazioni storiche di fine Settecento, determinarono il suo ritorno al Palazzo Canossa, dove accetta di cambiare i doveri di aspirante religiosa in quelli di madre di famiglia. Nel contempo si occupa di varie attività caritative, sotto la direzione spirituale di don Luigi Libera e con l’aiuto di alcune collaboratrici. Il suo impegno apostolico è sostenuto da una forte carica di amore per Dio e per i fratelli bisognosi. Alla scuola della Vergine Santa, poi, impara e sperimenta che la fiducia nella sua cara Madonna ha il potere di sciogliere tutti i nodi della vita.

 

Un sogno che diventa realtà

Di fronte a tanti bisogni, Maddalena si sente impotente. Cerca e trova le prime compagne che accettano l’invito a condividere la loro vita in povertà e in carità incondizionata. Nel 1808, vinte le ultime resistenze familiari, lascia il palazzo Canossa per iniziare, a Verona, quella che interiormente riconosceva come volontà del Signore: servire Cristo nei poveri. Il seme della carità è entrato nel cuore di Maddalena e delle sue compagne così da produrre l’humus necessario per far germogliare nuova vita (cfr. Gv 12,24). Ormai per l’Istituto comincia a bruciare le tappe ed opera sempre in sintonia con le direttive che avverte dalla Madonna, la vera Fondatrice dell’Istituto come lei afferma.

Il 23 Dicembre 1828, ai piedi del Papa Leone XII, Maddalena ottiene l’approvazione delle Regole delle Figlie della Carità.

Regole che non sono una raccolta di parole dotte imparate, ma espressione della sua vita, intensamente meditate e proficuamente sperimentate in un lungo itinerario di fede.

Bakhita

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Santa Giuseppina Bakhita (1869-1947)

Sorella Universale – La schiava che diventò santa-

M. Bakhita nasce in Sudan nel 1869 e muore a Schio (Vicenza) nel 1947. Fiore africano, che conosce le angosce del rapimento e della schiavitù, si apre mirabilmente all’amore di Dio in Italia, accanto alle Figlie di S. Maddalena di Canossa.

La Madre Moretta

A Schio (Vicenza), dove vive per molti anni, tutti la chiamano ancora “la nostra Madre Moretta”. Il processo per la causa di Canonizzazione inizia dodici anni dopo la sua morte e il 1 dicembre 1978 la Chiesa emana il decreto sull’eroicità delle sue virtù. La divina Provvidenza che “ha cura dei fiori del campo e degli uccelli dell’aria”, ha guidato questa schiava sudanese, attraverso innumerevoli e indicibili sofferenze, alla libertà umana e a quella della fede, fino alla consacrazione di tutta la propria vita a Dio per l’avvento del regno.

Il 17 maggio 1992 Papa Giovanni Paolo II la proclama Beata e il 1° ottobre 2000 viene proclamata Santa.

Bakhita non è il nome ricevuto dai genitori alla sua nascita. La terribile esperienza le aveva fatto dimenticare anche il suo vero nome.

Bakhita, che significa “fortunata”, è il nome datole dai suoi rapitori. Venduta e rivenduta più volte sui mercati di El Obeid e di Khartoum conosce le umiliazioni, le sofferenze fisiche e morali della schiavitù.

Ha subito un tatuaggio sul corpo mediante incisione ed è stata molto vicina alla morte. Il valore della bambina, sopravvissuta alle ferite del tatuaggio e che ne porterà i segni per tutta la vita, nel commercio è di gran lunga superiore a quello delle altre schiave.

Nella capitale del Sudan, Bakhita viene comperata da un Console italiano, il signor Calisto Legnani. Per la prima volta dal giorno del suo rapimento si accorge, con piacevole sorpresa, che nessuno, nel darle comandi, usa più lo staffile; anzi la si tratta con maniere affabili e cordiali.

Dopo alcuni mesi di catecumenato ella riceve i Sacramenti dell’Iniziazione Cristiana e quindi il nome nuovo di Giuseppina Bakhita. È il 9 gennaio 1890. Quel giorno non sa come esprimere la sua gioia. I suoi occhi grandi ed espressivi sfavillano, rivelando un’intensa commozione. In seguito la si vede spesso baciare il fonte battesimale e dire: ‘Qui sono diventata figlia di Dio!’.

Bakhita rimane presso il catecumenato e lì si fa chiara in lei la chiamata a farsi religiosa, a donare tutta se stessa al Signore nell’Istituto di S. Maddalena di Canossa. L’8 dicembre 1896 Giuseppina Bakhita si consacra per sempre al suo Dio che lei chiama, con espressione dolce, “el me Paron”.

La sua umiltà, la sua semplicità ed il suo costante sorriso conquistano il cuore di tutti i cittadini scledensi. Le consorelle la stimano per la sua dolcezza inalterabile, la sua squisita bontà e il suo profondo desiderio di far conoscere il Signore. “Siate buoni, amate il Signore, pregate per quelli che non lo conoscono. Sapeste che grande grazia è conoscere Dio!

Madre Luigia Grassi

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Madre Luigia Grassi (1811-1888) 

Luigia Grassi, pioniera delle Missioni Canossiane, nasce a Milano nel popolare quartiere Ticinese il 7 settembre 1811 da Angelo e Giuseppa Rossi; primogenita di otto figli.

Buona, assennata e pia, si distingue, fin da fanciulla, per il suo amore a Gesù Eucaristico.

Frequenta la scuola presso le Figlie della Carità Canossiane in via della Chiusa e resta affascinata dal zelo e dall’ardente carità verso i poveri delle Madri: sente vivo in lei il desiderio di seguirle in una via di donazione a Dio e al prossimo.

Gli incontri con la Fondatrice, Maddalena di Canossa, rafforzano questo suo desiderio che può realizzare a Milano il 31 dicembre 1833, quando inizia il suo postulato.

Nel 1852 viene aperta una casa canossiana in Pavia a seguito delle accorate sollecitazioni del Vescovo Mons. Angelo Ramazzotti, fondatore dell’Istituto per le Missioni Estere di Milano; l’incarico di Superiora della nuova comunità è affidato a Madre Grassi.

Quando Mons. Ramazzotti, nel frattempo nominato Patriarca di Venezia, viene vivamente sollecitato di ricercare Suore missionarie per la Cina, egli si rivolge a M. Luigia, di cui ben conosce lo zelo apostolico.

Ella con grande entusiasmo aderisce alla richiesta, ma siccome in quel momento le Costituzioni Canossiane non contemplano l’attività missionaria, Mons. Ramazzotti si adopera presso la S. Sede ed ottiene da Pio XII che vengano introdotte le necessarie modifiche. Così le prime Missionarie Canossiane partono da Pavia scortate da M. Grassi; unendosi ad altre due Sorelle di Venezia ricevono il Crocifisso dal Patriarca e da lui benedette salparono per Hong Kong: è il 27 febbraio 1860.

Da allora M. Grassi, organizza ben sedici spedizioni per le missioni sobbarcandosi una mole di lavoro sia per gli adempimenti burocratici sia per la difficoltosa ricerca di mezzi. Ma ben più impegnativa era la scelta e la formazione delle Sorelle da inviare in missione. A tale scopo ottiene nel 1879 l’erezione di un noviziato missionario nella casa di Pavia.

  1. Luigia è costantemente un punto di riferimento per le Sorelle missionarie che a lei si rivolgono per i crescenti bisogni delle opere che vanno dilatandosi. Lei stessa, con il suo ardente slancio, desidera recarsi in missione, ma l’obbedienza la trattiene in patria. Tuttavia non manca di testimoniare e donare a tutti con il suo ardente zelo.

Realizza altre fondazioni, nella stessa Pavia, a Bologna e a Roma per invito del Card. Parocchi e infine a Belgioioso.

Più volte rieletta Superiora a pieni voti, M. Grassi muore l’11 novembre 1888, mentre ancora è impegnata in questo servizio, ripreso dopo una breve interruzione.

Unanime è il compianto non solo delle Figlie, ma di tutta la città, in primis le autorità religiose e civili.

Il 24 febbraio 1994 il Vescovo di Pavia, Mons. Giovanni Volta, apre il Processo Diocesano Cognizionale sulla vita, virtù e fama di santità della Serva di Dio, M. Luigia Grassi.

Madre Teresa Pera

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Madre Teresa Pera (1870 -1938)

Teresa Pera nasce a Torino il 16 febbraio 1870 e viene battezzata due giorni dopo.

Nel luglio del 1874 la famiglia si trasferisce a Milano.

I primi passi

Teresa ha una inclinazione particolare per lo studio delle lingue; infatti si laurea in inglese, tedesco e francese. Dotata di volontà energica, persegue i suoi propositi con tenacia e costanza. Persona retta, affabile, semplice tanto da mettere a loro agio quanti l’avvicinano con la naturale schiettezza. Sua sorella Antonietta afferma che Teresa “era molto umile e caritatevole”, amante di Dio e dei fratelli.

In cammino verso l’ideale

Il confessore di Teresa la definisce  ”giovane virtuosa, colta e di belle speranze”;  le consiglia di entrare nell’Istituto Canossiano a Milano per rispondere alla chiamata divina. Ciò avviene il 14 ottobre 1895.

  1. Teresa aspira ad essere tutta di Dio e a fare del Suo Amore il centro della vita. Il proposito fondamentale della sua Prima Professione (28 giugno 1898) è: “Io scelgo la via più diretta, quella dell’amore”. E da lì si snoda il suo percorso spirituale che le fa conseguire “la piena vittoria del divino sull’umano”.

Vocazione missionaria e responsabilità

Da tanto tempo sente la chiamata missionaria e, per ben tre volte, fa domanda scritta alla Superiora di mandarla in Cina, ma sempre con risultato negativo. Ad un certo punto giunge da Hong Kong una richiesta urgentissima di una Madre laureata in lingue straniere: ecco la mano di Dio che vuole realizzare il sogno di apostolato missionario di Madre Teresa; parte il 17 ottobre 1900 e vi rimane fino alla morte.

Eroicità – verso l’ultimo tratto

Nel tempo il fisico di Madre Pera porta i segni della malattia: ha il corpo piagato, tumefatto dal collo e lungo tutta la sua persona. Passa in bianco la maggior parte delle notti, ma si alza sempre mezz’ora prima della sveglia comunitaria.

Il suo eroismo di Figlia dell’obbedienza e del silenzio raggiunge il massimo quando il 18 aprile 1938, parte per Roma per un corso di Esercizi Spirituali per i Consigli Provincializi. Si legge nella cronaca:

“28 aprile (1938 n.d.r.) – Chiusa degli Esercizi;…Alla sera visita dell’Em.mo Card. Protettore, con parole paterne, particolarmente alla Venerata Madre Teresa Pera, Provinciale della Prov. di S. Ambrogio e di S. Carlo, ammalata grave per carcinoma e complicazioni, venuta da Milano con un atto eroico per amore al suo dovere”.

E’ da sottolineare che il Card. Protettore, precorrendo i tempi, non ha dubitato di dichiarare eroica la virtù di Madre Pera!

Sola …

Venerdì 24 giugno 1938, Festa del S. Cuore, Madre Pera rimane in Comunità fino a sera. Tutta la sua attenzione e sforzo sono centrati a sopportare in silenzio l’acuirsi del male. Esala l’ultimo respiro sola, come ha sempre desiderato, nelle prime ore del mattino di domenica 26 giugno 1938: sola con Dio Solo, come dice la sua amata Fondatrice.

Era una Santa!

Interessanti sono le testimonianze che ricordano le sue personali vedute sulla morte:

“Più di una volta la sentimmo esprimere il desiderio di morire sola, come il suo Santo Patrono, Francesco Saverio”.

A questo aggiungono un altro dettaglio che circostanzia il suo trapasso:

“Pensando allo spogliamento di Gesù, io mi vergognerei di morire sul letto, mentre Egli morì sulla Croce! Oh, se mi accorgerò di stare per morire, scenderò a morire per terra!”. E il Signore l’ha esaudita in pieno!

Chi la conosceva non aveva che un elogio sulle labbra: Era una Santa!”.

Madre Fernanda Riva

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Madre Fernanda Riva (1920-1956)

Madre Fernanda Riva nasce a Monza il 17 aprile 1920, ultima di quattro figli, in una famiglia profondamente religiosa. A soli tre mesi perde il padre; tuttavia cresce con la sapiente guida materna e sente ben presto l’attrattiva del Signore, impara ad amarlo e a parlare con Lui nella preghiera.

«Fin dal mattino ti cerco, mio Dio!»

Nell’Azione Cattolica e all’oratorio presso le Madri Canossiane partecipa con impegno alle varie iniziative, si forma ad un’intensa vita spirituale e matura una viva sensibilità apostolica. Con il suo entusiasmo, ma anche con il suo tatto discreto, riesce ad attirare anche le amiche all’oratorio e alla frequenza del catechismo domenicale.

Intelligente e volitiva, supera brillantemente il ginnasio, ma per poter aiutare la famiglia abbandona gli studi. Si impiega come commessa, pur continuando a studiare privatamente per superare l’esame di ammissione al corso superiore dell’Istituto Magistrale.

Intanto il Signore l’attira sempre più a Sé. Scrive lei stessa che i suoi inviti a seguirlo erano così insistenti, che non poteva che rispondere con entusiasmo. La sua vocazione si delineò chiaramente come missionaria.

«Eccomi, Signore!»

Entra nella Famiglia Canossiana, nel Noviziato missionario a Vimercate.Viene inviata a Belgaum, in India. Qui fa la sua professione religiosa il 24 dicembre 1941.

Fa conoscere e amare Gesù, principalmente educando. Fin da giovane le viene chiesto di essere direttrice della scuola canossiana di Mahim e dell’Università Canossiana San Giuseppe ad Allepey.

La sua grande umiltà, gioia, apertura all’ascolto e disponibilità stupiscono tutti. La malattia la sorprende presto, ma non smette la sua passione per Dio e per i fratelli. Nella sofferenza mantiene la serenità; vive gioiosamente e rinvigorita nella preghiera fino ai suoi ultimi giorni.

Muore a Mahim nel 1956.

Il 28 giugno 2012 è proclamata Venerabile da Papa Benedetto XVI; ora attendiamo un miracolo per intercessione di Madre Fernanda così da poterla invocare come beata.

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