Nel contesto ricco di significato del Congresso Internazionale dell’Associazione Laici Canossiani, ha avuto luogo un momento particolarmente atteso e sentito: l’intervento di Padre Antonio Papa, ex Padre Generale Canossiano, che ha aperto la giornata con una riflessione intitolata “Maddalena pellegrina – donna di relazione”.

Le sue parole non sono state quelle di un relatore esterno, ma piuttosto la condivisione di un fratello, di un testimone coinvolto pienamente nel cammino di fede e missione. Attraverso un dialogo ricco di esperienze, ha ripercorso il patrimonio spirituale di Santa Maddalena di Canossa, parlando non solo da ex superiore, ma da figlio profondamente segnato dal suo Carisma.

Padre Papa ha avviato la sua riflessione collegando il senso del pellegrinaggio giubilare con la chiamata a rileggere la testimonianza di Maddalena come segno della presenza di Dio e modello di santità. Citando la Lumen Gentium e numerosi testi canossiani, ha esplorato il pellegrinaggio interiore di Maddalena: non solo i viaggi esterni che le costarono energie e salute, ma soprattutto il cammino spirituale che l’ha condotta dalla fiducia in se stessa all’abbandono totale in Dio. Dal “fare per Dio” all’essere tutta “di Dio e con Dio”.

L’ha descritta come “donna di relazione”, capace di legami profondi, di maternità spirituale, di amicizie mature e generative. In particolare, ha richiamato la ricca corrispondenza con la contessa Carolina Durini, una relazione trentennale di crescita spirituale, discernimento e missione condivisa.

Con passione e lucidità, Padre Papa ha sottolineato quanto Maddalena fosse già sinodale prima ancora che questo termine diventasse attuale: nel suo continuo confronto con la Chiesa, con i Pastori, con le guide spirituali; nella fermezza e umiltà con cui affrontava anche personalità come S. Gaspare Bertoni o A. Rosmini, restando fedele alla visione del Carisma affidatole.

Il tema della speranza, al centro del Giubileo, ha attraversato tutta la sua riflessione. Richiamando la Spe Salvi di Benedetto XVI e la figura di Santa Bakhita, ha descritto la speranza cristiana come la capacità di “vedere oltre” il buio, di riconoscere segni di vita anche nell’opacità del reale — come quando si “spera”, attendendo una vita che viene alla luce, per intuirne la vitalità nascosta. Un’immagine viva, tratta dalla memoria familiare.

La speranza, ha detto, è ciò che sostiene ogni pellegrinaggio: ci rende leggeri, ci fa adattare al passo dell’altro, ci fa gustare la gioia della meta e ci trasforma in attesa del ritorno. Un invito a camminare insieme: radicati nella Parola, nutriti dall’Eucaristia, guidati dai poveri, uniti dal desiderio comune di seguire Cristo nella carità.

In conclusione, ha offerto due immagini spirituali forti: una tratta da Sant’Ambrogio, che invita ad aprire le porte del cuore a Cristo come si varca la Porta Santa; l’altra da Sant’Agostino, che ricorda come ogni insegnamento esteriore debba condurre all’incontro col Maestro interiore.

La presenza e le parole di Padre Papa non sono state solo una lezione: sono state una testimonianza viva del carisma canossiano oggi, un appello a continuare il cammino insieme, guidati dall’Amore.