Una Roma così pulsante di vita non si vedeva dal Giubileo del 2000. E dire che in città non mancano certo eventi belli e felici. Tuttavia, il Giubileo dei Giovani 2025 ha portato qualcosa in più: un senso di fiducia, futuro e continuità, sotto forma di una folla caleidoscopica di ragazzi e ragazze cosmopoliti, internazionali, colorati dalle bandiere dei propri Paesi, da una profusione di canti in tutte le lingue del mondo e da un’irrefrenabile ondata di gioia.
Seduti all’ombra di qualche albero a pranzare o cenare, distesi a riposarsi accanto a una fontana, impazienti di raggiungere Piazza San Pietro: una generazione che, nonostante i problemi e le difficoltà dei loro coetanei e una cronaca che spesso li dipinge come in crisi e privi di valori, ha invece voluto urlare la propria fede, il desiderio di un futuro equo, sostenibile, di pace, l’amore universale di Dio e tra la gente. Il suono inconfondibile di una generazione che risponde alla chiamata a essere luce nel mondo.
Tra loro, anche i giovani canossiani, accompagnati con amore e discrezione dalle Madri Canossiane, con il cuore mosso dal desiderio di vivere un’esperienza autentica di fede. Per loro non è stato solo un raduno, ma una melodia viva di fede. Il Giubileo dei Giovani 2025 ha reso la Chiesa visibilmente giovane, diversa, vibrante.
Affascinati da una Roma trasfigurata e trasformata in un santuario senza mura, dove ogni piazza, ogni chiesa, ogni passo si fa incontro con Dio e con l’altro, dai gradini santi della Scala Santa all’abbraccio ampio di Piazza San Pietro, i giovani canossiani hanno camminato, pregato, cantato insieme ai loro coetanei di tutto il mondo. Attraversare le Porte Sante non è stato per loro un semplice rito, o uno scatto “strappa-like”, ma un segno concreto di rinnovamento interiore. Una scelta. Un sì alla vita, all’amore, alla missione.
Hanno celebrato in tante lingue, danzato a ritmi diversi, ma un unico Spirito li ha attraversati tutti. I fratelli e le sorelle dall’India, dalle Filippine, dall’Angola, dall’Argentina, dall’Australia, da São Tomé e da tanti altri Paesi hanno guidato la preghiera e la lode. Le loro voci sono diventate voce comune. Le loro storie, specchio e ispirazione.
Il Giubileo non è stato vissuto solo nelle basiliche. Ha risuonato sul mare in lontananza, nei vicoli, nei gesti quotidiani, nei momenti di stanchezza e nei sorrisi condivisi, scambiati in un vagone stipato della metropolitana. Il sole cocente di Roma, instancabile e splendente, ma allietato da un vento che sembrava una carezza del cielo, è stato parte del pellegrinaggio, maestro di resilienza e pazienza. A Tor Vergata, con migliaia di coetanei fianco a fianco, i giovani canossiani hanno ascoltato testimonianze che arrivano al cuore, partecipato a momenti di musica e adorazione, sollevando lo sguardo allo Spirito. E quando, sotto un cielo affrescato di stelle, si sono inginocchiati insieme al Santo Padre, Papa Leone XVI, in un silenzio contemplativo, lo Spirito non è mai stato così vicino.
Festa. Contemplazione. Riconciliazione. Apertura del cuore.
Rumore, e poi ancora silenzio. Il silenzio della confessione, dove ritrovare il volto di Dio: l’amore senza condizioni. Per i giovani canossiani, il Giubileo non è stato solo un evento da vivere e da cui tornare con migliaia di foto e un filo di nostalgia, ma una chiamata da portare avanti. Sostenuti dalla guida spirituale delle Madri, ne sono diventati parte viva.
La grazia di quei giorni è scolpita nei loro ricordi, la missione ora batte nei loro cuori. Santa Maddalena di Canossa ha camminato con loro — in ogni incontro, in ogni gesto di servizio, in ogni preghiera sussurrata.
E ora che sono tornati alle loro realtà quotidiane, portano con sé una certezza profonda: non sono più gli stessi. Sono rinnovati. Chiamati. Inviati.
“Il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te.” — Sant’Agostino
E in questo Giubileo, tra la folla e il silenzio, hanno trovato quel riposo.