Il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio” (Papa Francesco)

Con questa citazione di Papa Francesco si è aperta la riflessione introduttiva del VII Congresso Internazionale dei Laici Canossiani, dedicata al tema della sinodalità, a cura della dottoressa Erica Tossani, direttrice della Caritas e facilitatrice al Sinodo dei Vescovi del 2023 e 2024. Nel suo intervento, la dottoressa Tossani ha offerto ai presenti un’immersione profonda nel senso e nello stile della sinodalità, a partire dalla visione e dall’esperienza maturata all’interno del processo sinodale. Ha introdotto il tema mostrando un video sul Sinodo dei Vescovi 2024, arricchito dalle parole toccanti di Papa Francesco, sottolineando come l’intero cammino sinodale non rappresenti semplicemente un aggiornamento ecclesiale, ma un vero e proprio cambiamento di postura.

Uno degli aspetti centrali evidenziati è stato il valore dell’ascolto. La dottoressa Tossani ha ricordato come Papa Francesco, durante l’Assemblea sinodale, abbia scelto volutamente di restare in silenzio: un silenzio eloquente, segno di una Chiesa che non parla per prima, ma che prima di tutto si mette in ascolto. Un ascolto autentico, ha spiegato, è apertura all’altro, anche quando questo comporta fatica, destabilizzazione o conflitto. È necessario fare spazio a voci diverse, persino a quelle percepite come scomode o contrarie. Proseguendo, la dottoressa ha affermato che ascoltare non basta: è fondamentale riconoscere l’altro.

Nel cuore della sinodalità vi è l’intuizione che l’altro non è un problema da risolvere, ma un volto da riconoscere nella sua unicità e dignità. Non si tratta di accogliere qualcuno per “aggiustarlo”, ma di vedere nell’altro una ricchezza. Ha richiamato in tal senso alcuni segnali forti emersi dal Sinodo: la veglia ecumenica di apertura, la presenza di delegati fraterni e la partecipazione di membri della comunità LGBTQ, non come gesto simbolico, ma come espressione concreta di riconoscimento e corresponsabilità. La dottoressa Tossani ha insistito sulla necessità di ampliare la partecipazione. Riprendendo l’espressione di Papa Francesco “todos, todos, todos”, ha sottolineato che la sinodalità non genera confusione, ma apre a un discernimento condiviso, in cui ogni persona – con i propri carismi, competenze e limiti – può contribuire alla costruzione della comunità.

Questo richiede, però, di superare logiche paternalistiche e di attivare spazi reali di coinvolgimento, non semplicemente ruoli da riempire. Partecipare, ha ribadito, vuol dire anche assumersi responsabilità, prendersi cura del bene comune, fare rete, denunciare le ingiustizie e proporre alternative concrete, anche nella società civile. Un’autentica partecipazione, ha osservato, si fonda sulla fiducia, e la fiducia nasce da trasparenza e rendiconto. In quest’ottica, ha affrontato anche il tema degli abusi nella Chiesa – non solo fisici, ma anche legati al potere – ribadendo come la trasparenza sia il primo antidoto all’abuso. Ha ricordato la veglia penitenziale che ha aperto la seconda sessione del Sinodo, in cui sette cardinali hanno chiesto perdono pubblicamente: un gesto profetico, non privo di critiche, ma necessario per ricostruire credibilità e legami di fiducia.

Altro punto cardine dell’intervento è stato il ruolo dell’autorità nella Chiesa sinodale. La relatrice ha affermato che la sinodalità non annulla l’autorità, ma la trasforma. L’autorità, infatti, non è un potere da esercitare “sopra”, ma un servizio da vivere “in mezzo” al popolo, per custodirne l’unità e promuovere l’armonia delle differenze. Il leader sinodale è colui che attiva processi, motiva il passaggio dall’“io” al “noi”, mantiene viva la visione e accompagna il cammino collettivo. In un tempo in cui prevalgono modelli di leadership fortemente verticali e autoreferenziali, la Chiesa propone una figura autorevole, non autoritaria. Infine, la dottoressa Tossani ha indicato nella “unità nella differenza” la vera profezia della sinodalità per il nostro tempo.

La sinodalità non è soltanto una riforma interna alla Chiesa, ma una testimonianza alternativa al mondo: in una società segnata da polarizzazione, individualismo e violenza, la Chiesa sinodale offre un modello basato su comunione, ascolto e rispetto reciproco. Non si tratta di trovare una ricetta valida per tutti, ma di discernere insieme, nel tempo, come camminare nella diversità, custodendo l’essenziale e lasciando andare ciò che divide.

Non è mancato un riferimento al discorso iniziale di Papa Leone che, nella prima Bendeizione Urbi et Orbi ha pronunciato le seguenti parole:«A tutti voi, fratelli e sorelle di Roma, d’Italia, di tutto il mondo: vogliamo essere una Chiesa sinodale, una Chiesa che cammina…”.

A conclusione del suo intervento, Tossani ha illustrato il “metodo della Conversazione nello Spirito”, che i partecipanti hanno poi messo in pratica nei lavori di gruppo linguistici. Gli esiti di tali lavori sono stati successivamente condivisi con tutta l’assemblea, avviando un processo di riflessione e confronto collettivo coerente con lo spirito sinodale.