Amerai il tuo vicinissimo
di p. Angelo Bettelli
Superlativo di vicino
Per sua natura insolubile ed impermeabile all’acqua, ai molti insegnamenti dell’acqua l’umano esistente si ostina spesso a dimostrarsi anche insensibile. Per esempio: che per essere utili ad altrui è necessario abbassarsi e scendere, e lasciarsi con-vincere dalla gravità della legge che tutto e tutti attira e sospinge verso il Centro. Oppure: che l’essere prossimo ad ‘altro’ è tanto vitale quanto delicato. Tanto importante e vitale è per l’umano genere il compito di imparare ed impratichirsi del legame che cor-rela e con-giunge le opposte sponde dello spazio, che Colui che conosce sia la com-unione che la distanza ha congiunto nell’unica legge dell’amore il ‘più lontano’ (Dio stesso, per definizione) ed il ‘più vicino’, il prossimo. Colui che è “più intimo” a ciascun vivente “che il me stesso” di ciascun vivente (St. Agostino, Confessioni III, 6) -eppure è il Diverso, il Totalmente Altro, l’Alieno- co-manda (ovvero: consegna un ‘mandato’ da portare a termine insieme, Lui e noi) di col-legare e com-unire il Vicino (Dio) ed il Lontano (il nemico) con l’unico legame possibile, quello dell’amore. Infatti, chi mai può essere più Lontano del ‘nemico’? Ovvero; colui che vuole le stesse cose che voglio io, con tutto il cuore come le voglio io, e non è perciò disposto a fare da spettatore al mio abbuffarmi di ‘vita’. Il nemico, il lontano, in questo modo si rivela come uguale e tale-e-quale a me, mi rivela a me stesso, ed è lui e solo lui che è il mio vero più-vicino: il mio ‘prossimo’. Felicemente, la traduzione latina del greco ‘plesìos’ di Lc 10,27 e Mt 22,39 (“Amerai il Signore Dio tuo […], ed il prossimo tuo come te stesso”) suona come ‘proximus’, superlativo di ‘vicino’. Eccioè: l’altro –specie quando è percepito come ‘nemico’- è il mio più vicinissimo, è la mia ombra, è il mio specchio. Il Signore, che conosce com-unione e distanza, con forza e quasi in ginocchio, indica e comanda l’unico legame possibile con il lontano / vicinissimo ‘altro’, il prossimo / nemico: “Amerai il prossimo tuo come te stesso”. Solo un legame divino può tenere uniti lontano e vicino, prossimo e nemico. L’amore, infatti, non è altro che il modo trinitario di vivere in relazione: libero, senza costrizioni di paura e/o di interesse, immemore di se e proteso solo al bene dell’altro.
Pietà per le ferite
Questa faccenda di impratichirsi circa il modo di far stare insieme vicino e lontano, prossimo ed alieno, a Maddalena aveva lasciato dentro ferite profonde e sanguinanti. Da piccola, infatti, era andata a sbattere sulle insensate e sensibilissime perdite delle persone a lei più vicinissime, improvvisamente e per nulla diventate lontanissime. Sulle cicatrici di questi malfermi e contrastanti desiderio-e-paura di col-legare ed entrare in com-unione con eventi e persone, con Dio stesso, don Libera versò la medicina della Pietà Eucaristica. In tempi antichi, il nemico (hostis), una volta sconfitto e vinto, veniva ‘sacrificato’ e diventava offerta di ringraziamento (hostia) sull’altare della divinità che aveva favorito la vittoria. Per Maddalena il sostare davanti all’Ostia Consacrata fu rifugio e consolazione, fu riparo e respiro, specie nei momenti di fatica e di intensa sofferenza. Per lei l’Eucarestia è la rivelazione di Colui che da ‘Lontano’ si è fatto tanto ‘Prossimo’, tanto vicino da diventare uno-tra-noi e da assumere lui il fardello di diventare ‘hostia’, ovvero sacrificio per la nostra salute, per convincerci e sospingerci ad entrare nel prodigio e nel mistero del legame di amore e di comunione divina che è la nostra vera salvezza.
Signori, il conto
Dall’adorazione Eucaristica alla contemplazione del Crocifisso il passo di Maddalena fu davvero breve e lieve. Sveglia com’era, Maddalena capiva molto bene che non c’è al mondo cosa per la quale non ci sia un costo, un conto da pagare. Chi può e possiede, i conti li lascia da pagare agli altri; chi è inerme e sottomesso, invece, paga il conto per sé e per gli altri. Non è forse per questo che il mio vicinissimo, l’altro, diventa ad un tratto il mio nemico, sempre per via della questione di chi deve pagare il conto al banchetto della vita? Irresistibilmente attratta verso l’amore di-e-per Dio, allenata alla trasparente luce dell’Ostia Eucaristica, Maddalena aveva imparato a distinguere l’amore vero da quello farlocco. Chi ama davvero è disposto e desideroso a pagare per colui che ama. Chi invece lascia sulla groppa dell’altro tutto il conto è un fasullo ed un falsario dell’amore. La reciprocità dell’amore trinitario è così intensa e perfetta che in Dio la vita è amore eterno ed incessantemente donato. L’amore, infatti, muore quando non è amato. Gli esseri umani, figli e frutti dell’amore di Dio smisuratamente donato, muoiono perché non ne vogliono sapere di comunione e di quell’amore che paga il conto per l’altro. Sempre sant’Agostino commenta che “Colui che per sua natura è incapace di soffrire” –poiché in Dio l’amore è perfetto e non conosce in-reciprocità, né sofferenza- “ha assunto in Gesù la nostra umana natura” per insegnarci l’amore. Ovvero, per prendere su di sé il conto dell’amore non amato, e per convincere noi, i suoi fratelli e sorelle, a lasciarsi toccare ed inabitare dall’amore di Dio, lo Spirito santo.
Ai confini dei confini
Così intensamente toccata fu Maddalena dalla contemplazione dell’Amore crocifisso di Dio per i suoi figli, da desiderare sul serio di diventare come Gesù. Lei che i peccati li aveva in tale orrore da non farsi mancare il tarlo di qualche fisima, scrive che per la salvezza delle anime sarebbe stata disposta ad andare ovunque, persino “alla porta dell’inferno purchè, fino a quello stesso tempo, nessuno vi entrasse” (Memorie, II, 44). Ora, la porta dell’inferno è l’estremo confine dei confini, il luogo dove dimora il vero Nemico, il Bugiardo, colui che incanta i figli di Dio e li convince che la vita è ben vissuta quando si trova il modo di farla pagare agli altri -e chi non acconsente a questo mio-personale sacrosanto diritto è da considerare, di-diritto e dritto filato, un nemico! Non contro i peccatori, né contro i giusti e pii che l’hanno crocifisso ed assassinato, è venuto Gesù a manifestare la gloria e la forza dell’amore di Dio, ma contro Nemico bugiardo e velenoso. Al Risorto, la vittoria sulla morte e sul peccato consente di assistere ciascuno dei suoi fratelli e sorelle nel travaglio di diventare Cristo, passando di gloria in gloria per la grazia dello Spirito Santo. Mentre invece lui, il povero Cristo, se ne sta crocifisso fino alla fine del tempo e del mondo, pendente maledetto dal legno alle porte dell’inferno, affinché nessuno dei suoi fratelli e sorelle si lasci più ingannare da nessuna bugia sul conto di Dio. Dio è colui che prende il posto del peccatore, perché nessuno dei figli di Dio si perda per non sentirsi amato e cercato dal proprio Padre. Proprio il posto accanto a Gesù crocifisso ha desiderato prendere Maddalena, alle porte dell’inferno laddove sono piantati per sempre la Croce ed il Crocifisso.
Regola numero prima di 1
Così chiara è la comprensione che Maddalena ha avuto della centralità del comando dell’amore per il vicinissimo, da mettere il “duplice precetto della carità” come regola che precede le Regole che scrisse per le sue figlie. Chiaro è l’insegnamento che ne viene per tutti: Colui che è “l’intimo a noi stessi”, tanto vicinissimo da inabitare in ciascuno, è vivo e inabitante nello stesso modo nel mio ‘prossimo’, ovvero colui che è ancor più vicinissimo specie quando percepito come ‘alieno’ e ‘nemico’, come ‘lontano’. Solo il legame divino dell’amore può con-giungerci con il vicinissimo, e solo l’amore divino per il prossimo (l’amore disposto a pagare per l’altro) ci apre la strada all’amore di-e-per Dio. L’altro, il diverso, il lontano / vicinissimo, è colui che mi permette di entrare in comunione con Dio. Alla fine, è il vicinissimo, il nemico, colui che davvero mi salva.