Gli occhi per il domani

Gli occhi per il domani

Vivere la nuova normalità, una testimonianza dal collegio di Bologna

di Sr. Antonella La Porta e Sr. Margherita Girelli

Articolo tratto da VitaPiù n. 13/2021

“La cultura dell’incontro” vuole essere lo stile che anche noi madri desideriamo vivere nel quotidiano con le studentesse universitarie che accogliamo ogni anno nella nostra grande casa di Bologna. Insieme alla nostra piccola comunità di suore ci sono una settantina di giovani universitarie provenienti da tutta Italia e dall’Europa che si trasferiscono nella nostra città per iniziare o completare il loro percorso accademico.

L’anno 2020 ha segnato un cambiamento importante per la vita della nostra casa, a motivo della pandemia sanitaria. Infatti, da un quotidiano ricco di impegni e relazioni “fuori casa” si è passati ad una condivisione di spazi e di vita “dentro casa” a tempo pieno. Questo ci ha provocate a uscire ulteriormente da noi stesse per coltivare uno sguardo diverso e per metterci in ascolto le une delle altre. Uno sguardo, un saluto, un sorriso, un invito a pranzo, un fazzoletto per asciugare le lacrime, una tisana e tante altre attenzioni sono stati e continuano ad essere quei piccoli gesti capaci di tessere relazioni più profonde e dialoghi ricchi di racconti semplici e coinvolgenti.

Così racconta Emanuela: “Da tre anni, si può dire, vivo a Bologna. Nell’ultimo anno, tuttavia, le consuetudini sono un po’ saltate: le lezioni si seguono online, nei ristoranti non ci si può fermare a consumare. Mi sono ritrovata, inevitabilmente, a trascorrere molto più tempo in casa. Non ho mai avuto difficoltà ad usare il termine “casa” per il Collegio Universitario, vuoi perché le suore l’hanno sempre definita così, vuoi perché la sento davvero come una seconda casa. Ma è stato durante questi ultimi mesi che la “casa” di Bologna ha acquisito, più che mai, i caratteri propri di un luogo dove rifugiarsi nella serenità di una routine fatta di oggetti e ambienti familiari, e persone per le quali, piano piano, l’affetto diventa incondizionato e profondo. Non è sempre tutto rose e fiori, questo è naturale: tra settanta e più ragazze ogni tanto ci scappa qualche litigio, una battuta di troppo che rischia di offendere qualcuno, occhiate torve per un fornello lasciato sporco o sfide a distanza tra chi vuole areare gli ambienti e chi non vuole far entrare il gelo di dicembre. Ma nell’era del Covid, quando i professori si ascoltano attraverso uno schermo, senza neanche lo svago della passeggiata fino in facoltà, quando vige il coprifuoco alle 22, quando si cerca di evitare di tornare a casa dai genitori per ridurre al minimo il rischio di contagi, allora si impara quanto possono valere davvero i sorrisi che, tu lo sai, ti aspettano in sala da pranzo, comunque sia andata la tua giornata. Quanto possono valere, e valgono, piccoli dettagli: imparare a fare i risotti insieme, riempire la cucina del profumo di una torta, guardare e commentare i film, addobbare la casa per il Natale, con la suora che ridendo contesta il nostro modo di posizionare le ghirlande sull’albero. Ho assistito a feste di compleanno a sorpresa; ho trovato dei cioccolatini nell’armadietto e un regalo di Santa Lucia la mattina del 13. Ho riso, ho pianto, ho pianto dal ridere. E, ne sono certa, la pandemia un giorno finirà, ma queste cose resteranno”.

La vita torna a parlarci e ritorna sempre a sorprenderci, anche nelle serate formative proposte a tutte le ragazze dal titolo: “Il futuro negli occhi”. Con il supporto di alcuni formatori sono stati proposti spunti per la riflessione, per aiutare le ragazze “a vedere la realtà non per come si presenta, ma per ciò che può diventare” (E. Ronchi). Le serate laboratoriali in presenza e online hanno messo in moto la capacità di cambiare prospettiva, alzare lo sguardo e guardare le cose dall’alto, per recuperare il fil rouge del proprio progetto di crescita personale e professionale senza rinunciare ai propri sogni.
Come afferma Azzurra: “I percorsi formativi, sono un’occasione di dialogo importante nella realtà in cui viviamo; in questo contesto di pandemia, estremamente complesso e incerto, si sono rivelati un valido supporto per affrontare con uno sguardo più consapevole la realtà che ci circonda. Infatti, tema centrale degli incontri, guidati da una relatrice, ma portati avanti dalla condivisione delle riflessioni delle ragazze, era il futuro visto dai nostri occhi. Ma come è possibile parlare di futuro quando è difficile programmare il domani?

La nostra tecnica è stata quella di alzare lo sguardo dalle preoccupazioni, dallo stress, dallo schermo di un computer e di darci una strategia per raggiungere i nostri obiettivi. Questa tattica si rivela vincente soltanto se ci ricordiamo chi siamo, con i nostri vissuti positivi e negativi, con i nostri pregi e i nostri difetti, con i nostri sogni e la nostra realtà.

Tenendo conto che ognuno di noi è un mosaico di DNA, conoscenza ed emozioni, è possibile realizzare i propri desideri procedendo per piccoli passi senza dimenticare l’importanza del punto di vista; infatti, attraverso lo sguardo di uno scalatore, capace di raggiungere le mete più lontane e difficili con la perseveranza della camminata, è possibile prendere in mano la propria vita e farne un capolavoro, come suggerì Giovanni Paolo II.

Anche se in questo periodo ci muoviamo su un terreno particolarmente impervio e talvolta siamo sorpresi da frane improvvise, grazie a questi insegnamenti e ai nostri compagni di viaggio, siamo equipaggiati al meglio per guardare con fiducia al presente, avendo negli occhi il futuro”.

L’esperienza vissuta quest’anno ci porta ad affermare che è importante tenere l’altro nel proprio sguardo; è questo un gesto di cura che dice passione per il bene dell’altro, sollecitudine a favorirne il suo benessere, l’impegno a far fiorire le sue possibilità.
Ci mettiamo allora a fianco delle giovani generazioni cercando di promuovere uno stile di accoglienza che esprima fiducia e apprezzamento in loro; di dialogo e di riflessione anche attorno alle grandi domande della vita.