Un mondo che riscopre la solidarietà
La pandemia da Covid-19 è senza dubbio un evento di portata storica, che sta cambiando a fondo le nostre vite e che secondo molti trasformerà le strutture stesse in cui le nostre società sono organizzate. Un cambiamento di cui, molto probabilmente, siamo ancora all’inizio e di cui siamo lontani dal vedere tutte le conseguenze. Ma se è ancora troppo presto per trovare formule che riassumano queste complesse trasformazioni, è urgente provare a interrogarsi: quali messaggi, quali sfide ci sta consegnando questo tempo? che cosa della nostra umanità rivelano le reazioni all’emergenza sanitaria? che cosa possiamo scoprire o riscoprire?
Sono queste le riflessioni e le inquietudini che attraversano tutto il mondo. Da cui si delinea una traccia comune: la necessità di una profonda riscoperta del nesso tra fragilità e fraternità che lega tutta la famiglia umana. E l’umanità con il pianeta. Anche noi vogliamo lasciarci provocare, ascoltando le voci di uomini e donne di pensiero e di fede. Perché le domande accendano in noi altre domande.
Massimo Recalcati: “Come cambia la nostra idea di libertà”
Secondo lo psicoterapeuta italiano Massimo Recalcati l’esperienza della pandemia ci consegna un insegnamento decisivo sulla nozione di libertà, di cui possiamo riscoprire l’aspetto collettivo e solidale: “Finora abbiamo interpretato la libertà come una proprietà dell’individuo, coincidente con la volontà individuale di fare quel che si vuole, come pura manifestazione capricciosa dell’ego. La prima lezione tremendissima di questo virus è che questa nozione di libertà è un’impostura, che la libertà implica sempre invece la solidarietà, che non si può pensare la libertà se non nella dimensione della solidarietà. È quello che ci sta insegnando l’epidemia: nessuno può salvarsi da solo”.
David Grossman: “Torneremo a essere umani”
La riflessione proposta dallo scrittore israeliano David Grossman pone l’accento su come l’impatto del Covid-19 coinvolga ciascuno di noi: “Ognuno di noi è parte di questo dramma. Nessuno ne è esente, nessuno è meno coinvolto degli altri. Osserviamo i nostri cari, avvertiamo quanto ogni essere umano racchiuda in sé un’intera, insostituibile civiltà. L’unicità di ciascuno irrompe con un grido improvviso e – come l’amore porta gli sposi a scegliere un’unica persona fra le tante che transitano in una vita – così fa la coscienza del nostro limite. Facciamo parte del medesimo tessuto umano, labile al contagio come abbiamo scoperto e il bene di ciascuno è quello di tutti”.
Miguel Benasayag: “Riscoprire il dono”
Per lo psicanalista argentino Miguel Benasayag la crisi in corso rappresenta un’opportunità di riscoperta della dimensione profonda del dono nella vita personale e sociale: “Tornare al dono non è solo un modo per aderire a una morale astratta di bontà e giustizia, ma una forma pratica per orientare le nostre scelte, per dirigerci verso una esistenza più giusta e felice, per impedire che all’altro si possa paradossalmente donare solo la morte, e non la vita. Il pensiero della gratuità è certamente una porta, e non la minore, per accostarsi alla comprensione di questa complessità”.
Julia Kristeva: “La nostra scommessa è la nuova tenerezza”
Dobbiamo riappropriarci del senso del limite, che avevamo rimosso: in questa riscoperta della fragilità possiamo ritrovare una solidità. Questo il cuore della riflessione della filosofa bulgara di nascita e francese d’adozione, Julia Kristeva: “All’improvviso abbiamo dovuto fare i conti con l’esperienza della solitudine, esistenziale ancora prima che fisica. Di fatto, eravamo già a rischio di essere orfani della dimensione umana che è la passione condivisa. La situazione attuale ci invita a confrontarci con i nostri limiti, una dimensione che la contemporaneità tende a cancellare. Ora abbiamo l’occasione di ripensare l’insieme della vita. Possiamo addestrarci a una nuova arte del vivere, complessa, esigente e profondamente etica. Possiamo diventare più prudenti, più teneri, e in questo modo anche più resistenti”.
Papa Francesco: “Gli anticorpi della solidarietà”
L’implacabile lezione di interconnessione della pandemia ci mostra come le emergenze possono essere sconfitte con quelli che Francesco chiama gli “anticorpi della solidarietà”. Sì, perché se è vero che davanti alla pandemia “le frontiere cadono, i muri crollano e tutti i discorsi integralisti si dissolvono dinanzi a una presenza quasi impercettibile che manifesta la fragilità di cui siamo fatti”, ha scritto recentemente il Papa, allora è vero che possiamo sperimentare una fraternità che supera ogni confine. “Pensiamo al progetto di sviluppo umano integrale a cui aneliamo, che si fonda sul protagonismo dei popoli in tutta la loro diversità. Pensiamo a costruire l’alternativa della civiltà dell’amore”.