di Sr. Renata Vincenzi
Il discernimento degli spiriti è una pratica fondamentale della fede cristiana. Nella storia della spiritualità non si può parlare di “discernimento” senza ricordare l’esperienza e la pratica di S. Ignazio di Loyola, testimoniate nei suoi Esercizi Spirituali con le “Regole per il discernimento degli spiriti”. In realtà questa pratica è esercitata ben prima di S. Ignazio di Loyola, è presente ampiamente nella Bibbia, in molti autori spirituali e nei documenti ecclesiali, non da ultimo Gaudete et exultate (nn. 158ss).
Non si tratta di una tecnica ma è l’arte di capirsi con Dio. Dio mi parla continuamente, “quale è la parola che mi sta rivolgendo?” non ogni cosa va bene in qualsiasi posto e in ogni momento, “come fare?”, “Cosa mi sta chiedendo Dio?”. Non bastano delle regole per rispondere a queste domande ma tutto parte dal rapporto personale con Dio. È necessario perciò mettere in chiaro che il discernimento nasce dalla fede e dalla preghiera, non è un calcolo e nemmeno una tecnica. La persona impara a riconoscere l’oggettività di Dio Padre, Figlio e Spirito santo, e si allena a tenerne conto.
Il protagonista del discernimento è lo Spirito Santo. Nemmeno sappiamo che cosa chiedere ma lui viene incontro alla nostra debolezza (Rm 8,26-27), Egli grida in noi “Abbà Padre” (Gal 4,6). Occorre però esercitarsi per poterlo riconoscere perché lo Spirito non si impone, non usa violenza, chiede la nostra libera adesione.
Cosa significa discernere?
Si tratta di guardare con cura, con disinteresse, per non confondere e di valutare rispetto a… (misurare la pertinenza rispetto a valori, obiettivi ossia rispetto al Vangelo, al carisma…). Discernere significa distinguere (distinguere i sapori, distinguere il bene dal male…). Io posso distinguere qualcosa solo dopo averlo riconosciuto, il verbo distinguere perciò va di pari passo con il verbo riconoscere. Se ho familiarizzato con la voce di Dio la distinguo dalle altre voci. Se ho familiarizzato con il suo modo di agire lo riconosco nel mio quotidiano.
Per discernere occorre riconoscere
Per inoltrarci nel tema del discernimento (nel nostro caso è il discernimento spirituale) dobbiamo dunque riconoscere il bene e la bellezza a cui siamo chiamati per distinguerli appunto da ciò che non fa parte di noi! Nel battesimo abbiamo ricevuto la vita divina, filiale, per questo afferma san Paolo nella lettera agli Efesini “Tutte le genti, in Cristo Gesù, sono chiamate a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa” (Ef 3,6).
Il luogo del discernimento: il cuore
Il luogo della vita spirituale è il cuore, ossia lo spazio dove il Signore è di casa, e anche noi. Si tratta della stanza dove si vive la comunione con il Signore, dove riceviamo lo Spirito, dove viviamo la comunione con gli altri, dove si arriva dalla missione e si torna alla missione (S. Caterina da Siena). Siamo invitati a trovare questo luogo affinché la nostra vita quotidiana proceda da questo centro, da questo luogo interiore, o potremmo dire: da questo uomo interiore!
Il Signore può essere trovato soltanto là dove l’uomo accetta di essere incontrato. Quando ci decidiamo a varcare la soglia del nostro cuore scopriamo in esso il luogo in cui scaturisce la sorgente. Occorre uscire dalla sonnolenza spirituale e dall’evasione. Il Cristo Risorto abita in noi in forza del battesimo!
ELEMENTI FONDAMENTALI DEL DISCERNIMENTO
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Prendere coscienza.
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Attenzione
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Ringraziamento (gusto)
Conclusione
In me vi è l’immagine di Dio, il Figlio, questo è l’uomo nascosto nel cuore, ed è sepolta nel buio dell’incoscienza, delle paure, dei desideri contrastanti. Occorre liberare questa immagine perché venga fuori nella sua bellezza, perciò bisogna togliere tutto ciò che non ha a che fare con questa bellezza (Fausti spesso usa come esempio quello del blocco di marmo nel quale lo scultore vede già l’immagine che ne verrà fuori, il suo lavoro è quello di togliere il marmo in più che non c’entra con questa immagine).
Se sono cosciente sono libero di decidere se acconsentire o dissentire da ciò che sento, secondo che mi fa crescere o meno nell’amore, nell’uomo interiore appunto. Sono io l’arbitro che accorda la vittoria a chi vuole. Ciò a cui acconsento cresce, anche se è un piccolo seme; ciò da cui dissento decresce, fino a perdere le radici anche se è un grande albero. Ciò a cui acconsento e che accolgo e custodisco nel cuore si sviluppa fino a diventare principio del mio sentire, pensare e agire.