Due smartphone, una borsa di ordinanza, uno zainetto, un’agenda piena di appuntamenti e una lunga lista di cose da fare. Ha all’attivo cinque pubblicazioni e gira con un cd che racconta la sua esperienza. Nel 2015 il comune di Roma l’ha inserita tra le donne che più si sono distinte nei specifici ambiti di servizio, premiandola in Campidoglio. Non è l’identikit di uno “squalo” di Wall Strett anni ’80, ma di un angelo del carcere, una mamma di tanti ragazzi che in lei confidano, alla quale raccontano i loro drammi e le loro speranze per un domani migliore.
Suor Rita Del Grosso è una religiosa canossiana ultraottantenne («Non mi chieda l’età, non è elegante», irrompe subito) che dal 2004 si divide tra la Casa di Reclusione di Paliano, quella di Rebibbia e, quando è possibile, non disdegna un passaggio anche a Civitavecchia e Viterbo. «Se dovessi riassumere in una battuta il risultato più importante raggiunto, direi che è il Grazie che mi viene detto dai ragazzi che hanno trovato conforto nella mia parola e nel mio sostegno. Alcuni di loro mi hanno ricontattata anche dopo la loro detenzione e questo mi ha riempito il cuore di gioia».