Agli albori delle missioni canossiane

Agli albori delle missioni canossiane

Erano ragazze brianzole, venete, della Bassa lombarda. Molte di loro erano da poco uscite dagli anni del noviziato e della formazione. Partirono, con entusiasmo e trepidazione, verso terre sconosciute, seguendo l’intuizione di monsignor Angelo Ramazzotti accolta da madre Luigia Grassi. Era il 27 febbraio 1860.

Partirono da Pavia e arrivarono a Hong Kong, dopo mesi di viaggio, sbarcando in quello che allora era lo scricchiolante porto commerciale di una colonia inglese e oggi è una tra le vie ai piedi dei grattacieli di una tra le metropoli più importanti al mondo. Insieme ai bagagli, colmi d’acqua e ormai inservibili dopo il lungo viaggio in mare, dovettero lasciare le proprie certezze, il mondo da cui provenivano. E aprirsi a una lingua, una cultura, un Paese diversi. Bastò loro quanto avevano in cuore: il desiderio che Gesù fosse “in tutto il mondo conosciuto e amato”, come aveva detto Maddalena. E fu la casa di Caine Road. E la cura delle bambine orfane. E degli ammalati e dei poveri. Con quella generosità e disponibilità che pochi anni dopo portò alcune di loro a rispondere a un altro “sì”: quello del vescovo cattolico di Han Keu, che le chiamava nella Cina continentale, nello Hubei, a portare là il messaggio del vangelo, a prendersi cura degli ultimi, a promuovere la formazione delle ragazze.

Riscopriamo la storia delle pioniere delle missioni canossiane, lasciamoci parlare da queste immagini – potentissime e commoventi – che le ritraggono impegnate nel dono quotidiano di sé. Questi gesti semplici di accoglienza, di sostegno, di vicinanza, di oltre un secolo e mezzo fa, hanno un messaggio per la nostra vita e per la nostra missione, oggi.