Che lo Spirito ci dia la grazia di essere Padri sinodali unti col dono dei sogni e della speranza, perché possiamo, a nostra volta, ungere i nostri giovani col dono della profezia e della visione; ci dia la grazia di essere memoria operosa, viva, efficace, che di generazione in generazione non si lascia soffocare e schiacciare dai profeti di calamità e di sventura né dai nostri limiti, errori e peccati, ma è capace di trovare spazi per infiammare il cuore e discernere le vie dello Spirito.
È con questa invocazione allo Spirito Santo che Papa Francesco, mercoledì 3 ottobre, ha aperto il terzo Sinodo del suo pontificato, dedicato ai giovani, la fede e il discernimento vocazionale. In una piazza San Pietro stracolma, il Papa ha presieduto la celebrazione eucaristica concelebrata insieme ai 266 padri sinodali: sono cardinali, vescovi, patriarchi, religiosi di tutto il mondo. Anche dalla Cina continentale, dalla quale sono giunti due vescovi, per la prima volta, come ha sottolineato commosso Francesco. Accanto ai padri sinodali parteciperanno all’assemblea dei vescovi 23 esperti e 49 uditori, tra cui 34 giovani.
Il Sinodo durerà quasi un mese, fino a domenica 28 ottobre. Sarà la conclusione del lungo cammino di avvicinamento iniziato con la Giornata mondiale della gioventù 2016, passato attraverso le tappe significative dell’incontro pre-sinodale di marzo 2018 e dell’incontro con i giovani dello scorso agosto. Ma sarà, contemporaneamente, l’inizio di un nuovo cammino. Tre le tappe successive che scandiranno i lavori dell’assemblea, così come individuate dall’Instrumentum laboris. Anzitutto riconoscere. La Chiesa in ascolto della realtà, che abbraccia con sguardo ampio la realtà dei giovani nei cinque continenti, concentrandosi sulle sfide più impellenti: il rapporto con la famiglia e tra le generazioni, affettività e sessualità, il digitale e i nuovi linguaggi, lavoro, migrazione, discriminazioni. Riconoscere per poi interpretare. Cioè mettere a fuoco queste sfide nell’ottica della vocazione e del discernimento vocazionale; e, quindi, di come la Chiesa può accompagnare i giovani in questo. Fino al terzo passo: scegliere. Individuare cammini concreti di conversione pastorale e missionaria.
Un’occasione di confronto straordinaria, un dono di grazia per la Chiesa che vuole crescere sempre più nella sua dimensione sinodale, partecipativa, dove ciascun fedele cristiano è chiamato – nella diversità e specificità dei singoli carismi – a vivere la propria corresponsabilità. E che vuole diventare sempre più capace di essere generativa nei confronti dei giovani che a lei guardano con speranza e fiducia: capace di accompagnare chi si affaccia alla vita, condividendone dubbi e fatiche, consegnando loro il dono della fede, sostenendone le lotte e i desideri, incoraggiandone il cammino.
Un momento di vita ecclesiale che, come famiglia canossiana, ci interpella profondamente. E che, per questo, vogliamo seguire con attenzione e simpatia, accompagnando i passi del Sinodo con la nostra preghiera personale e comunitaria, invocando il dono dello Spirito sulla Chiesa.