La missione nel cuore di Maddalena

La missione nel cuore di Maddalena

di madre Sandra Maggiolo

Quando mi trovo in occasioni come questa, dove è visibile l’internazionalità e la multiculturalità, penso sempre che avrei molto più da imparare che da raccontare. Nasce nel cuore una profonda gratitudine per la ricchezza del volto multiculturale del Carisma.
Siamo culturalmente differenti, eppure, così legate dalla Carità Universale che ha fatto dire a Maddalena: “La Carità non conosce altri confini, né altri Paesi che quelli che portano dall’imperfetto esercizio della medesima Carità in terra, al perfetto esercizio della medesima in Cielo” (RD, Virtù della Carità fraterna, p. 207).

Un frammento di Maddalena che ci ricorda la nostra condizione storica: siamo in cammino… dall’imperfetto al perfetto!

Passeremo la giornata in compagnia di Maddalena, Madre nostra, desideriamo dare a lei la parola, interrogare e ascoltare il suo cuore missionario scambiandoci alcune riflessioni.

Raccontare qualcosa di Maddalena qui, in Hong Kong, ha un sapore del tutto particolare, è un’emozione singolare, perché ci coinvolge nella memoria di eventi fondanti per l’Istituto, l’arrivo delle prime 6 Sorelle missionarie nel 1860: Giovanna Scotti, Maria Stella, Giuseppina Testera, Rachele Tronconi, Claudia Compagnotti, Lucia Cupis. Tocchiamo con mano il contagio della loro testimonianza e della fedeltà al Carisma che, per l’azione dello Spirito, si è diffuso da Hong Kong alla Cina continentale: Hankow 1868, a Macao 1874, Timor 1879, India 1889, Portogallo 1893, Singapore 1894, Malesia 1905…

È il profumo del Vangelo che da Pavia ad Hong Kong si espande pian piano ai cinque Continenti, realizzando il sogno di Maddalena: Avrei bramato di potermi ridurre in polvere, se in quel modo avessi potuto dividermi per tutto il mondo perché Dio fosse conosciuto ed amato(Mem. III,50).

Chiediamo alla Fondatrice di poter esplorare il suo cuore missionario perché anche il nostro cuore venga toccato, possa sentirsi confermato e incoraggiato nell’assumere con costanza, audacia e più scioltezza la fatica apostolica attuale nella logica di quel “si tratta di più” che ci appartiene per Carisma.

Il “si tratta di più” implica la fiducia incrollabile che la Grazia ricevuta per svolgere la missione a noi affidata, possa sprigionare tutta la sua naturale forza espansiva, si diffonda nel mondo servendo la vita attraverso la nostra umanità canossiana, pregna di fede, e non primariamente attraverso le nostre competenze pur importanti.

Maria, Stella dell’Evangelizzazione, ci accompagni affinché possiamo riconoscerci “marcate a fuoco” dalla missione, non solo perché la Fondatrice ce l’ha consegnata, ma perché ciascuna/o di noi è una missione sulla terra, come Papa Francesco afferma: Io sono una missione su questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo. Bisogna riconoscere sé stessi come marcati a fuoco da tale missione di illuminare, benedire, vivificare, sollevare, guarire, liberare(EG 273).

LA MISSIONE NEL CUORE DI MADDALENA DI CANOSSA

Ho iniziato a scrivere queste note ponendomi delle domande: “Che cosa ha reso “missione” Maddalena? Che cosa l’ha resa “annuncio, testimone”? Maddalena non è nata missionaria, ma lo è diventata, non è nata testimone, lo è diventata.

Mettiamo a fuoco il “cosa” e il “come” di tutto questo. Sono quattro le domande che possono guidare la nostra riflessione.

  1. Come è entrata la missione nel cuore di Maddalena? – La dinamica interiore della missione
  2. Che cosa è entrato nel suo cuore? – Il nucleo generatore della missione
  3. Come Maddalena ha attuato la missione nella storia e nel suo tempo? – I volti della missione
  4. Cosa domanda a me, a noi, la missione oggi, in un’epoca di cambiamento? – Le sfide della missione

 

Come è entrata la missione nel cuore di Maddalena?

La dinamica interiore della missione

Non dobbiamo faticare molto per trovare la risposta e neppure dobbiamo inventare nulla. Maddalena stessa lo racconta. La missione entra nel cuore di Maddalena attraverso l’ascolto e l’accoglienza di alcune “PAROLE” importanti e vitali.

“Oggi le parole sono stanche… perché girano troppo spesso a vuoto, lontane dalla realtà che vorrebbero rappresentare, ma essere saturi di parole non vuol dire non averne più bisogno! Ci servono però parole realmente attaccate alla vita, capaci di saldare l’autenticità di chi le pronuncia con i bisogni profondi di chi le ascolta”
(don Luigi Ciotti).

“Saldare l’autenticità di chi le pronuncia con i bisogni profondi di chi le ascolta”… richiama il cammino che, come Istituto, stiamo facendo in questi anni: l’integrazione. Il saldare le parole con la vita, che la rendono autentica, è leggibile in Papa Francesco, testimone credibile, profeta, amato e purtroppo non da tutti accettato. Abbiamo bisogno di parole feconde, che sanno aprire il cuore e indirizzarlo verso una prospettiva più vasta, parole che, in questi tempi difficili, mostrino germi di speranza.

Ermes Ronchi sottolinea:

“Le parole più caratteristiche della mia fede cominciano tutte con un prefisso: “ri”, due sole lettere per dire “da capo”, “ancora”, di nuovo”, “un’altra volta”. È quella piccola sillaba “ri” che dice: “non ti devi arrendere, c’è un sogno di cui non ti è concesso di stancarti”.

Il sogno della missione entra nel cuore di Maddalena attraverso alcune “Parole” che lei:

  • ascolta …
  • porta dentro di sé
  • toccano la sua interiorità
  • diventano decisioni, scelte, azioni concrete e verificabili nella vita.

Ecco i passaggi che vorremmo analizzare al rallentatore.

Ascoltiamo un racconto noto, tratto dalle “Memorie”. Si tratta di uno scritto personale, nel quale Maddalena stessa racconta la sua esperienza di Dio, il suo cammino interiore, i movimenti della sua relazione con il Signore, la qualità della sua preghiera, le lotte spirituali, i dubbi di fede, i suoi scoraggiamenti, la sua passione missionaria, la ragione segreta delle sue scelte apostoliche.

Maddalena inizia a scrivere le Memorie nel 1814 e continua fino al 1816, dopo un’interruzione riprende nel 1824 e termina nel 1827. Racconta esperienze accadute molto tempo prima, quando lei aveva poco più di 20 anni, tra il 1795 e il 1798, quando è giovane marchesa, quindi non suora, né fondatrice, ma laica, con la responsabilità della gestione di palazzo Canossa che, a quei tempi, era paragonabile a un’azienda.

Rientrano nel periodo della direzione spirituale di don Luigi Libera, durata ben otto anni dal 1792 al 1799. Lei si trova in un cammino spirituale molto intenso, è il tempo della chiarificazione vocazionale, della crisi, aveva alle spalle due fallimenti nel Carmelo, qualcosa le impediva di continuare il progetto di vita claustrale… aveva bisogno di capire cosa fare della sua vita e cosa Dio voleva da lei.

Don Libera le suggerisce di riflettere, le chiede la “disponibilità della fede”, ossia di mettersi in condizione di ascolto, lavorando sulla formazione del cuore (Lettera 6) la porta all’interiorità e a una preghiera contemplativa, “nella quale agisce più Dio che noi”.

La relazione con don Libera è stata fondamentale per Maddalena, lui ha saputo condurla a una ricca integrazione umana e profonda maturità spirituale. Il cammino compiuto ci fa comprendere il modo di agire di Dio attraverso le mediazioni umane, e la sua pedagogia nella vita delle persone.

Ora ascoltiamo il racconto, facciamoci noi stessi “ascolto”… ascolto interiore.

Può aiutarci nel creare questa disposizione d’animo il ricordare che Maddalena, sul finire della sua vita, voleva bruciare questi fogli, che sono stati realmente sottratti alle fiamme da una sua Figlia.  Madre Margherita Crespi (1808-1876) così depone:

“Poco prima della sua morte ordinò ad una sua consorella assistente che bruciasse alcune carte relative al suo spirito che erano in certo cassetto… un’altra consorella la vide, la rimproverò e strappò dalle mani alcuni brani di quelle carte, le altre furono realmente bruciate, ma da quei brani strappati le consorelle conobbero che vi era scritto qualche cosa di spiritualmente straordinario” (Positio Super Virtutibus, Maddalena di Canossa, Roma 1905)

Operare la carità

In uno di quei primi anni, mentre ascoltavo la santa Messa nella quale il sacerdote leggeva alcuni passi del libro di Tobia sentii una mozione interna e decisi di dedicarmi alle opere di carità, non già perché avessi chiara in mente quest’ Opera, ma pensando a quelle che la situazione mi consentiva. E così feci, avendo anche naturale inclinazione verso gli infermi che Dio non mi lasciò mancare finché rimasi in casa.

Proporre il messaggio che libera dal male

Un’altra volta, recitando il salmo Miserere, giunta al versetto Docebo iniquos (“Insegnerò agli erranti le tue vie e i peccatori a te ritorneranno”, Sal 50,15) mi sentii mossa ad istruire il prossimo nella Dottrina cristiana e cominciai a spiegarla ogni festa alle cameriere che non potevo mandare in chiesa.

Tenerezza, consolazione, e annuncio universale

Ogni volta, o quasi, che ascoltando la Messa sentivo il passo del Vangelo: Euntes in universum mundum (“Gesù disse loro: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura»”, Mc 16,15), senza saperne il motivo mi sentivo intenerire e riempire di consolazione; benché non fossi facile al pianto, mi venivano le lacrime agli occhi.

La divina Gloria

La medesima cosa mi succedeva ascoltando quelle Messe nelle quali si trattava della divina Gloria, per la quale ebbi poi sempre grande trasporto, così che bastava ad intenerirmi la sola espressione. In particolare durante questi anni avevo tanta brama di impedire peccati che, oltre a spendere nelle varie occasioni tutto quello che mi era possibile del mio, se avessi potuto convertire in tanto oro il mio sangue, volentieri sarei andata incontro alla morte tante volte. Mi stava a cuore soprattutto la riunione della Chiesa greca con la Chiesa cattolica.

La sequela del Crocifisso

Durante la Settimana Santa, leggendo in un piccolo libro di meditazione quel versetto: Inspice et fac secundum exemplar, provai un’impressione interna tanto forte che mi durò per vari giorni, sentendomi stimolata alla sequela del Crocifisso, ma senza comprendere nulla di particolare.
Un’analoga esperienza facendo orazione mi si rinnovò sei o sette mesi prima di venire a Venezia per quest’Opera, non con la forza né con la stessa profondità interiore di un tempo, ma solo alla mente, e credo che sia stato allora che per scrivere le Regole delle Figlie della Carità, cioè dell’Istituto, mi ispirai alle virtù del Crocifisso.

 

È un racconto molto sintetico, sobrio, se pensiamo che in queste poche righe Maddalena condensa un arco di vita di circa 20 anni. Maddalena narra come è maturata in lei la missione, come è passata da Marchesa di Canossa a Figlia della Carità, Serva dei Poveri.

Vediamo le costanti.
a. Ascoltare: verbo che ritorna per tre volte. Il ripetere marca la necessità di un atteggiamento di ascolto necessario per accogliere efficacemente la Parola.

b. Accadono in un contesto liturgico:

  1. Tre volte Maddalena fa riferimento all’Eucarestia (I-II-IV)
  2. Una volta durante la preghiera personale quotidiana (III – Sl 50)
  3. L’ultima, nella settimana santa, mentre sta facendo meditazione (V)

Sono esperienze che accadono nella normalità della vita, in ciò che Maddalena coltiva quotidianamente come  credente: va a Messa, prega in casa, fa la meditazione, si rende utile in famiglia.

c. Quasi tutte hanno un fondamento nella Parola di Dio che lei stessa cita:
Tobia 12,12; Sl 50,15; Mc 16,15; Es 25,40.

d. Coinvolgono Maddalena e suscitano mozioni

  • sentii una mozione interna e decisi di…
  • mi sentii mossa ad istruire il prossimo…
  • mi sentivo intenerire e riempire di consolazione, lei che non era facile al pianto…
  • per la divina Gloria ebbi poi sempre grande trasporto
  • sentendomi stimolata alla sequela del Crocifisso

e. Portano a decisioni:

  • decisi di dedicarmi alle opere di Carità… pensando a quelle che la situazione mi consentiva. E così feci, avendo anche naturale inclinazione verso gli infermi che Dio non mi lasciò mancare finché rimasi in casa
  • mi sentii mossa ad istruire il prossimo nella Dottrina cristiana e cominciai a spiegarla ogni festa alle cameriere che non potevo mandare in chiesa
  • oltre a spendere nelle varie occasioni tutto quello che mi era possibile del mio, se avessi potuto convertire in tanto oro il mio sangue, volentieri sarei andata incontro alla morte tante volte
  • sentendomi stimolata alla sequela del Crocifisso, ma senza comprendere nulla di particolare. Credo che sia stato allora che per scrivere le Regole delle Figlie della Carità, cioè dell’Istituto, mi ispirai alle virtù del Crocifisso.

 

Si delinea così una struttura concentrica e progressiva:

  1. CARITÀ ATTIVA

Ascoltando il testo di Tobia, Maddalena decide di dedicarsi alle opere di Carità per essere a vantaggio degli altri.

  1. CARITÀ APOSTOLICA

È l’esperienza dell’amore di Dio, in particolare della Sua grande misericordia. Il sentirsi amata da Dio la fa vivere e, fatta questa esperienza, non la può più trattenere per sé, sente l’urgenza di creare le condizioni perché altri possano sperimentarla. Inizia a insegnare il catechismo alle cameriere che, non potendo mandare in chiesa per la catechesi, non avrebbero avuto la possibilità di conoscere il Signore.

  1. CARITÀ UNIVERSALE

L’espressione “Euntes in universum mundum“ la coinvolge nella missione universale della Chiesa.

  1. DIVINA GLORIA

La dilatazione della gloria di Dio e la salvezza delle anime sono le motivazioni costanti che animano e alimentano il suo slancio missionario senza frontiere.

  1. INSPICE ET FAC

La contemplazione amorosa del Crocifisso, che non respira che carità, trova profonda risonanza nel cuore di Maddalena e lo dilata sino agli estremi confini della terra.

Dinamismo spirituale

Ci soffermiamo sui tre movimenti della vita spirituale:

 

                        ASCOLTO    →                MOZIONE          →          AZIONE

 

  1. ASCOLTO: la Parola di Dio non ci lascia indifferenti, ci tocca, ci illumina, ci sollecita, ci fa reagire, diventa mozione
  2. MOZIONE: moto interiore suscitato nell’anima dallo Spirito che coinvolge, muove, spinge a uscire e a tradurre il bene in gesti concreti
  3. AZIONE: è la mozione tradotta in iniziative, progetti e azioni verificabili, sollecita ad “riascoltare”, rimettendo in movimento il dinamismo.

Il 1° movimento va dall’esterno all’interno; il 2° è tutto interno; il 3° va dall’interno all’esterno. È la dinamica del dono generato dalla Parola di Dio.

 

Termino la riflessione sulla prima domanda con una convinzione che esprimo con le parole di un grande missionario, P. Meo Elia:

“La conclusione che si impone è questa: la necessità assoluta di “ascoltare la Parola”. La necessità dell’accostamento assiduo, quotidiano della Scrittura e specialmente dei Vangeli: per sentirsi dire e per accettare di essere da Dio accolti nonostante il nostro peccato, anzi proprio nel nostro peccato. È l’accettare questa accoglienza di Dio che ci dà la possibilità di essere anche noi capaci di vera accoglienza degli altri, senza secondi fini, nella gratuità e nel servizio vero.

Non per niente Gesù ci dice: “Guardate come ascoltate” (Lc 8,18). L’ascolto della Parola precede il fare.

Non sai usare misericordia? È perché non hai ancora ascoltato la parola di misericordia nei tuoi confronti.

Non sai perdonare anche unilateralmente? È perché non ti senti davvero colmo dell’amore e liberamente graziato da Dio.

Non sai essere solidale con i poveri? È perché non ti accorgi e non vivi della solidarietà di Dio nei tuoi confronti: non hai ancora superato il sospetto di Dio, stai ancora sfuggendo da Lui, con il tuo vuoto che cerchi di colmare con il possesso di cose e di persone.

Non ti impegni nell’annuncio? È perché non l’hai ancora, per davvero, ascoltato tu. Come vedi, è questo il punto di partenza, su cui insistere senza posa”.

Che cosa è entrato nel cuore di Maddalena?

Il nucleo generatore della missione

Rivisitiamo per accenni la missione di Gesù per comprendere meglio “cosa” è entrato nel cuore di Maddalena, ovvero il nucleo generatore della sua missione.

La missione di Gesù è far conoscere il cuore e il volto del Padre. Gesù sceglie di vivere dislocato tra coloro che sono considerati peccatori, esclusi, impuri e comunica loro una novità che è vangelo, è ‘buona notizia’: sono amati da Dio che è Padre, sono chiamati beati. Su questa ragione di vita, Gesù impegna tutto se stesso, rivela il Padre e la sollecitudine che Lui ha anche per uno solo dei suoi figli.

Gesù testimonia questo amore in tantissimi modi:

  • mangia con i peccatori e dice che il Padre suo fa festa quando uno di loro si converte
  • si lascia toccare dalle donne impure, dice: “Va’ la tua fede ti ha salvata” o “le è molto perdonato perché molto ha amato”
  • incontra la Samaritana, e si mostra bisognoso: “Dammi da bere”
  • sta insieme con chi non conta: i poveri e i bambini
  • trasgredisce il sabato per mostrare che l’uomo vale più della Legge
  • si lamenta con le guide spirituali del popolo, perché mettono sulle spalle della gente pesi che loro non toccano neppure con un dito, stravolgendo il volto del Padre che vuole l’amore e non il sacrificio.

Gesù agisce così, convinto che la vita sta nell’amore, ma attorno a sé trova chi invece afferma che

la vita sta in ben altre cose:

  • per scribi e farisei nell’osservanza della Legge
  • per Erode nell’avere, nel possesso
  • per Pilato nel potere
  • per i dodici nel successo
  • per le folle nella magia: <abbiamo trovato uno che fa guarigioni, procura il pane gratis, facciamolo nostro Re!>

La fedeltà a questa missione di amore, che va oltre l’osservanza della Legge, suscita rifiuto e ostilità, ma Gesù non si ritira, non torna indietro, sceglie di portare la sua testimonianza fino in fondo, fino alla croce.

Tra la certezza di Gesù che dall’amore viene la vita, e le altre sicurezze proclamate da scribi e fariseisi crea uno scontro che lo porta alla condanna a morte. Gesù, però, è convinto che l’amore del Padre fa vivere e non rinuncia ad amare. Sulla croce, nel momento massimo del non amore e del rifiuto, continua ad amare mettendo fine al potere del male di determinare la storia, e la riapre all’amore.

È in quella croce, guardata e contemplata come momento massimo dell’amore gratuito, che Maddalena riconosce il nucleo generatore del Carisma, il fondamento della propria missione e la modalità concreta della sua realizzazione nella storia.

  • “… tra le virtù tutte da Gesù Crocifisso esercitate sulla croce, risplendette in modo singolarissimo la Carità verso di noi miserabili, poveri e peccatori” (RD, Carità verso il Prossimo, Reg. 1).
  • “L’Istituto è dedicato… alla perfetta esecuzione dei Precetti della Carità, ed alla imitazione singolare di Gesù Cristo Crocifisso, che non respira che Carità” (RD, Virtù della Carità fraterna, p. 204).

Ben si addice a Maddalena quanto è affermato di S. Elisabetta della Trinità: “… guarda il Figlio, offerto per amore… Ed il suo sguardo la trascina al centro del Mistero… lo percepisce come un mistero di tenerezza e di dono, rivolto verso di noi, immenso e indifeso, tutto potenza e tutto offerta”.

Maddalena vive un intenso e ricco dinamismo spirituale che va dalla Carità alla Gloria di Dio, in Gesù Crocifisso, massima manifestazione dell’amore del Padre e centro unificante di tutta la sua personalità spirituale, e approda a una ministerialità audace che realizza i due comandamenti dell’amore.

Così per noi, sue Figlie: educare, istruire, consolare, assistere, promuovere, prevenire, spezzare il pane della Parola con rispetto, devozione, semplicità… sono le strade onerose e complesse della carità. Sono le rotte dell’amore nelle quali re-inventare, oggi, il modo di servire, di rapportarci con le culture che il Carisma abbraccia, incrociando nel mondo i “maggiori bisogni”

Come Maddalena ha attuato questa missione nella storia del suo tempo?

I volti della missione

La missione di far conoscere Gesù sollecita Maddalena a un’intelligente opera pastorale di grande attualità. Il suo programma caritativo si è aperto, infatti, a tutte le esigenze, in particolare dei poveri, nelle diverse situazioni e realtà.

Dalle tante sue lettere veniamo a conoscere una mappa estremamente vasta di interventi a favore di persone e di istituzioni. Maddalena, donna geniale e creativa, è promotrice intelligente di tante opere di bene e collaboratrice appassionata di iniziative altrui.

Non si ferma davanti ad alcun ostacolo, a nessuna impresa, anche se non direttamente legata alla sua Opera.

      • Aiuta i sacerdoti a istituire nelle chiese la pratica dell’Adorazione Eucaristica, le Quarantore
      • Si adopera per far introdurre a Venezia l’opera delle conferenze sacerdotali e i ritiri mensili per i sacerdoti
      • Con don Pietro Leonardi promuove il catechismo domenicale per i servi delle famiglie nobili e i garzoni dei barbieri, che erano impediti, per l’orario di lavoro, a intervenire alla dottrina parrocchiale
      • Si interessa presso le autorità civili alla revoca del decreto di soppressione di alcuni conventi e parrocchie
      • Cerca di procurare valenti oratori per percorsi di predicazione e esercizi spirituali alle più svariate categorie di persone:
      • le giovani:

    “Così pure si ricevano a fare gli spirituali Esercizi, in un’altra epoca dell’anno, le povere giovani che frequentano le Case dell’Istituto(Ep. II/2, Piano B.15a-13, p. 1438)
    “Abbiamo dato per la prima volta gli esercizi alle giovani della nostra Parrocchia, ed oggi è il penultimo giorno di essi”(Ep. III/3, lett.1864, p. 1825)

    • le dame: “Arrivai a Venezia il giorno 11 corrente ed il giorno 13 incominciarono gli Esercizi delle Dame”(Ep. III/4, lett.2306, p. 2790)
    • la servitù delle dame: “In un piccolo oratorio vicinissimo al nostro convento fecero fare gli esercizi anche ai barcaioli e servitori delle stesse Dame…
    • i barcaioli: “Mi scriva a posta corrente se ha genio che venga il signor don Antonio Provolo per gli Esercizi dei barcaioli…”(Ep. I, lett.398, pp. 648-649)
    • le maestre di campagna: “Domani, a Dio piacendo, si darà inizio ai Santi Esercizi. Se vedeste mia cara figlia, questa casa nostra certi momenti pare il presepio, venendo queste contadinelle…”(Ep. III/2, lett.1562, p. 1168)
    • i parrucchieri: “Devo dirvi, mia cara, che attesi altri impegni che loro hanno, se all’Abate Giglio piacesse, aprirebbero gli esercizi dei parrucchieri il giorno 5…”(Ep. I, lett.206, pp. 319-320)
    • Impressionata dall’impreparazione delle persone che si dedicavano alla catechesi, dà particolare attenzione a questo ministero, raccomanda la preparazione e sollecita le Sorelle a spiegare

    “il senso” di quello che insegnano (RD, Regola per la Dottrina, Reg. VII).

    Nel Piano B.7-7 riporta la sua lettura della situazione pastorale: “considerando l’ignoranza nella quale giace tutto il popolo, mancando la città di scuole per le ragazze, non vi sono che alcune povere donne che per vivere si danno per maestre, e non insegnano alle loro scolare che il Rosario, ed i primi elementi della Dottrina Cristiana, che loro fanno imparare a mente, non ispiegando il senso, che ignorano esse stesse”. (Ep. II/2, Piano B.7-7, p. 1420)

    Scrive anche un catechismo: leggendolo “non si può non restar colpiti dall’intuizione profonda della marchesa che sa dare a Gesù nella catechesi la doverosa centralità”.

    • A Venezia “la città dei progetti” non esita ad aprire una Casa per aiutare tante povere ragazze e donne che, uscite dall’ospedale, non avevano nessun appoggio né materiale né spirituale. Maddalena chiede a Marianna Francesconi, che da dieci anni era diventata Figlia della Carità, il sacrificio di uscire dall’Istituto per assumere la direzione della nuova opera. (Ep. I, lett.256, p. 378)
    • Particolare impegno dedica alla campagna per la correzione della moda femminile. Da Parigi giungevano in Italia i nuovi modellini, che riducevano non poco l’abbigliamento femminile. I buoni si irrigidivano in un’aspra e sterile condanna. Maddalena, invece, pensa di intervenire.

    La contemplazione dell’Amore Crocifisso in Maddalena, tutt’altro che intimistica o dolorifica, esplode nell’espressione dei tre «Rami» di carità: Educare, Evangelizzare, Assistere.

    Altri due «Rami» si aggiungono come risposta a specifiche esigenze del territorio:

    • i Seminari residenziali per le “maestre di campagna” allo scopo di supplire all’impossibilità di aprire comunità religiose nelle zone rurali. Le ragazze, impegnate in questo servizio, erano giovani desiderose di collaborare all’opera di istruzione della gioventù, di evangelizzazione, di assistenza alle inferme nello spirito della Canossa.

     

    • gli Esercizi spirituali per le Dame, iniziativa formativa rivolta a preparare e a coinvolgere anche le nobili nella missione apostolica per una maggior diffusione del bene: “Sappia dunque che lunedì furono terminati felicemente (gli Esercizi) con universale soddisfazione. L’assicuro, mia cara figlia, che riconobbi in quest’opera una particolare benedizione del Signore… il numero delle Signore era di venticinque, e tra queste della miglior nobiltà di Venezia, alcune delle quali erano spose giovani[11]. (Ep. III/I, lett.1205, p. 398)

    Per poter raggiungere tutti istituisce anche le Terziarie: persone che, libere da impegni di Regola, avrebbero potuto aiutare le Figlie della Carità nell’esercizio delle opere di carità proprie dell’Istituto.

    I PIANI: esprimono il volto concreto di quell’intuizione vocazionale che aveva reso Maddalena inquieta nel Carmelo e, dopo una sofferta ricerca di otto anni, l’ha spinta a uscire verso i più sprovveduti; non da sola, ma fondando due Istituzioni: le Figlie e i Figli della Carità[12]. (Ep. II/2, Piano B.6-6, pp. 1415-1419)

    Sull’amore verso Dio e verso il prossimo ha scommesso tutto di sé: intelligenza, vita, energie, salute, soldi, stima, posizione sociale fino a desiderare di farsi polvere sparsa nel mondo.

    Il Carisma di Maddalena vive oggi attraverso la presenza di tutti coloro che, attratti dal “più grande Amore”, si lasciano coinvolgere in questa missione con la stessa passione, con lo stesso anelito: “Far conoscere Gesù perché sia amato”.

    Di lei così ebbe a dire Papa Giovanni Paolo II nell’omelia della canonizzazione:

    “A considerare la vita di Maddalena di Canossa, si direbbe che la Carità come una febbre l’abbia divorata: la Carità verso Dio, spinta verso le vette più alte dell’esperienza mistica, la carità verso il prossimo, portata fino alle estreme conseguenze del dono di sé agli altri”.

Cosa domanda a me, a noi, la missione in quest’epoca di cambiamento?

Le sfide della missione

Il dibattito è aperto!