Papa Francesco in Egitto: incompatibilità tra credere e odiare

Papa Francesco in Egitto: incompatibilità tra credere e odiare

Dialogo tra le religioni per un futuro di pace e speranza

In un momento storico in cui si torna a parlare di guerra fredda, o guerra a pezzi come ha detto di recente Papa Francesco, in cui radicalismi, intolleranze e violenza sembrano occupare la scena mondiale, il viaggio del Pontefice in Egitto rappresenta un ponte gettato verso la speranza, per un futuro di pace non di guerra, di preghiera non di missili, di dialogo e incontro non di estremismi.

In particolare sulla violenza perpetrata in nome di Dio, sulla religione intesa come prevaricazione e conversione dell’infedele si è soffermato Francesco nel corso della Messa allo stadio dell’Aeronautica del Cairo: “Dio gradisce solo la fede professata con la vita – ha detto il Papa – perché l’unico estremismo ammesso per i credenti è quello della carità! Qualsiasi altro estremismo non viene da Dio e non piace a Lui!”

I timori della vigilia legati a possibili attentati sono stati fugati non dalla presenza delle forze di sicurezza ma dalla sola presenza, serena e carismatica, di un Papa che ha fatto del dialogo tra le religioni uno dei punti caratterizzanti la sua attività di evangelizzazione; l’incontro con il patriarca copto ortodosso Tawadros, e lo storico abbraccio con il grande imam Ahmed Al-Tayyeb alla Conferenza internazionale per la Pace rimarranno pietre miliari del riavvicinamento tra le religioni.

Ogni gesto e ogni parola di Papa Francesco sono andati in un’unica direzione: la pace e il dialogo: “in quanto responsabili religiosi, – ha proseguito il Pontefice – siamo chiamati a smascherare la violenza che si traveste di presunta sacralità e a portare alla luce i tentativi di giustificare ogni forma di odio in nome della religione e a condannarli come falsificazione idolatrica di Dio. Ripetiamo un “no” forte e chiaro ad ogni forma di violenza, vendetta e odio commessi in nome della religione o in nome di Dio e affermiamo l’incompatibilità tra violenza e fede, tra credere e odiare”.

Una visita breve, solo due giorni, ma che resterà a lungo nei cuori di chi lavora, lotta e prega per la pace e nella mente di chi questa pace dovrebbe costruirla e non minacciarla con invidie, violenza, atti autoritari o pulsioni belliche.