Il dialogo tra ebrei e cattolici tra progressi e resistenze

Il dialogo tra ebrei e cattolici tra progressi e resistenze

Riscoprire le basi comuni e coinvolgere i giovani per agevolare il confronto

In un periodo storico in cui il rapporto con l’Islam sembra essere l’elemento caratterizzante del dibattito sul rapporto tra le religioni, si è svolto a Roma il 28 marzo 2017, presso la sede dell’UISG, un convegno sul dialogo tra ebrei e cattolici. Secondo padre Philipp Renczes SJ, direttore del Centro Cardinale Bea per gli studi giudaici presso l’Università Gregoriana, il processo di dialogo e avvicinamento tra le due religioni ha segnato il passo dopo gli entusiasmi e le aperture dovute alle delibere del Concilio Vaticano II.

La riscoperta delle comuni radici delle due religioni e il coinvolgimento dei giovani più propensi e dinamici nell’approfondire la conoscenza dell’altro (“i giovani rafforzano la loro cattolicità studiando il giudaismo perché è nelle nostre radici e altrettanto fanno gli ebrei studiando il cattolicesimo” queste le parole di padre Renczes) sembrano essere, anche secondo Ruth Dureghello presidente della comunità ebraica romana, due presupposti essenziali per far riprendere vigore al dialogo tra ebrei e cattolici.
Nel luglio del 1984 Carlo Maria Martini (all’epoca arcivescovo di Milano), nel corso della sua relazione al colloquio internazionale dell’International Council of Christian and Jews, affermò che: “la venerazione per le Sacre Scritture, la preghiera, l’obbedienza alla legge morale espressa nei comandamenti del Sinai, la santificazione del nome di Dio, l’impegno per la pace e il bene dell’umanità intera, senza discriminazioni: non solo le radici e molti elementi del nostro cammino sono comuni, ma anche la meta finale può essere intesa in termini di convergenza. La speranza nel futuro messianico, quando Dio solo regnerà”, parole che restano ancora oggi una guida e un riferimento.